“Niente ordini di scuderia”: così Carlos Sainz perse un mondiale in nome della Regina
Il mondiale 1994 si decide all’ultima prova: a giocarsi l’iride sono Didier Auriol e Carlos Sainz
Anno di grazia 1994: Spielberg vince l’Oscar con Schindler’s List, Sony presenta la PlayStation, muore suicida Kurt Cubain, mentre a Imola il mondo piange Senna. Il mondiale rally si decide, come spesso accade, all’ultima prova in calendario ossia il Rally di Gran Bretagna, ribattezzato Network Q per motivi di sponsor ( ma che rimarrà sempre “Rac” nel cuore degli appassionati). A giocarsi l’iride sono Didier Auriol e Carlos Sainz.
Il primo sulla fida Toyota Celica St 185, mentre il secondo ha a disposizione la nuova Subaru Impreza WRX che ha sostituito la Legacy. Per motivi di sponsor, però, la nuova arma di casa Subaru è stata iscritta al mondiale come Impreza 555. L’andamento della stagione 1994 sembra rispecchiare in toto le personalità dei due piloti con il francese veloce, funambolico, ma anche falloso e il madrileno non meno veloce, ma sicuramente più regolare. Alla vigilia dell’ultima prova i due si presentano separati da 11 punti in classifica a favore di Auriol che può vantare 3 successi e due podi, mentre Sainz ha fatto saltare il banco in Grecia ed ha collezionato ben 5 podi. I favori del pronostico sono tutti per Auriol, ma nulla è ancora perduto per il pilota Subaru.
Il teatro della contesa poi è il medesimo del 1992 e in quell’occasione Auriol perse praticamente un mondiale già vinto con la Lancia per colpa di una candela difettosa. Tutto può accadere in un rally imprevedibile come il Rac. L’andamento della gara sembra riproporre in toto quanto accadde nel 1992. Auriol nel corso del rally prima centra una pietra, poi esce di strada e infine la sua auto si mette a fare i capricci per un problema al turbo. Il francese pertanto scivola molto indietro in classifica, basti pensare che al termine della prima tappa è solo diciassettesimo, ed è costretto a recuperare il più possibile. Sainz, invece, è secondo e virtualmente campione del mondo. In testa c’è il suo compagno di squadra, l’astro nascente Colin McRae, pupillo del tema manager David Richards ( patron della Prodrive che gestisce le auto della casa delle Pleiad) e soprattutto scozzese, quindi britannico.
Nel corso della terza tappa Auriol risale già in zona punti, nono, e per Sainz la sicurezza del titolo vacilla. Arrivare secondo dietro McRae potrebbe non essere sufficiente per il titolo. Il francese ha davanti piloti più lenti e poi potrebbe arrivare anche un eventuale ordine di scuderia per far rallentare Kankkunen al volante dell’altra Celica. Con il potenziale settimo posto del francese, Sainz, in quel momento secondo, non avrebbe alcuna speranza di diventare per la terza volta campione del mondo. A Carlos serve necessariamente la vittoria. Pertanto al parco assistenza dell’ultima ps della giornata il madrileno chiede esplicitamente a Richards di ordinare a Colin di lasciarlo passare. Il manager prende tempo e nell’ultima notte volano stracci tra l’entourage del pilota e il team manager.
La partenza dell’ultima e decisiva tappa è fissata per le 4 e 30 del mattino, pertanto Sainz intorno alle 23 decide di andare a dormire non senza aver provato a convincere ancora Richards. Dopo un paio di ore il team manager sveglia il suo pilota e lo gela con una sola frase: “No team orders”, nessun ordine di scuderia. McRae rimane in testa alla gara. Sainz prova a far ragionare Richards: in ballo non c’è solo il titolo mondiale, ma anche un grosso premio in denaro da parte dello sponsor spagnolo, la casa petrolifera Repsol. Richiards è, però, irremovibile: se Sainz vuole vincere gara e titolo deve battere McRae sulle strade di casa. I due sono separati da quasi due minuti: è un’impresa impossibile. Un Sainz visibilmente nervoso esce di strada già alla prima speciale dell’ultima tappa ed è costretto al ritiro. Auriol che nell’ultima giornata di gara è risalito sino al sesto posto conquista il titolo mondiale.
Tutto il paddock non riesce però a capacitarsi della decisione di Richards. Il team manager agendo in quel modo ha di fatto consegnato il mondiale piloti all’avversario. Non c’è nessuna logica nella sua scelta, almeno così è per chi non è suddito di Sua Maestà. Per gli inglesi invece la scelta non solo è logica, ma anche condivisibile. L’ultimo pilota britannico ad avere vinto il Rac, pardon il Network Q, era stato Roger Clark su Ford nel 1976. Dopo 18 anni era quindi giunto il momento di festeggiare la vittoria di un pilota di casa e poco importava se nelle vene di McRae vi fosse puro sangue scozzese, sempre la Union Jack sarebbe sventolata sul podio. God Save The Queen. L’anno seguente Sainz e Mcrae si giocarono il mondiale sempre al Rac e anche in quel frangente vi furono ordini di scuderia… ne parleremo un’altra volta.
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