Perché il calcio sì e il rally no?

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L’emergenza Covid-19 sembra aver fatto emergere tutte le lacune di uno sport trascurato per anni e che adesso, mostra i suoi nervi scoperti in questa fase così difficile

rally abeti

Oggi il preparatore nazionale Domenico Gugliardo ha lanciato un messaggio accorato, a nome di tutti coloro i quali lavorano, praticano e gestiscono il motorsport in Italia.

Mimmo per gli amici, già famoso per delle posizioni abbastanza dure prese in passato, in questo videomessaggio (a tratti colorito) ha voluto lanciare un grido d’allarme per il motorsport in Italia. In particolar modo, alla luce di quanto successo nel post partita tra Juventus e Napoli, dove sono state violate anche le più semplici regole di comportamento anti-covid (soprattutto dopo l’incontro ndr).

Come sostiene Guagliardo, se uno sport di gruppo come il calcio può ripartire, non è chiara la ragione per cui il motorsport debba avere delle regole molto più stringenti, dato il raro contatto tra persone. Inoltre sostiene e si domanda perchè nessuno dalla Federazione si sia imposto con l’attuale Governo e con il Coni, affinchè le gare riprendano con regole meno stringenti delle attuali, e si appella proprio alla federazione nazionale per un aiuto normativo a favore di tutto il comparto, che ora rischia di vedere tanti noleggiatori chiudere, tanti piloti annullare i propri programmi e di conseguenza un concreto rischio per migliaia di operatori dell’indotto di perdere il lavoro.

Quella di oggi, è soltanto l’ultima di una serie di prese di posizione che vedono Guagliardo entrare in rotta di collisione con l’Aci. Come lui stesso sostiene, ha provato a contattare in molte occasioni il segretario nazionale Aci Sport Marco Ferrari chiedendo che venissero ascoltati conduttori e concorrenti, ma non ha mai ricevuto alcuna risposta.

Situazione nettamente migliore quella delle gare in pista, con le riaperture delle ultime settimane, team e piloti sono tornati ad effettuare i test e a breve torneranno in pista per l’inizio dei campionati. Questo allo stesso modo non può accadere per le competizioni su strada, data la difficoltà di gestire il pubblico lungo il tracciato e nel parco assistenza. Sono state proprio le norme anti contagio a costringere molti organizzatori a prendere la decisione di rinviare le loro gare di un anno: sia per le difficoltà organizzative che per il conseguente aumento dei costi.

Sperando in un futuro migliore per la disciplina, il Covid-19 sembra aver fatto emergere tutte le lacune di uno sport trascurato per anni, che adesso mostra i suoi nervi scoperti, in questa fase così difficile per tutta l’Italia.

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