Mathieu Baumel

Mathieu Baumel

Mentre giaceva a terra, colpito da un’auto civile, il cinque volte vincitore della Dakar Mathieu Baumel non sapeva se sarebbe sopravvissuto, né tantomeno se avrebbe potuto salvare la gamba destra. (Iscriviti gratuitamente al canale Telegram di Rally Time per ricevere le notizie sul tuo telefono in tempo reale LINK)

Il 29 gennaio 2025 ha cambiato la sua vita per sempre.

«Durante l’incidente ricordo quasi tutto, anche se non i primissimi secondi dopo l’impatto» racconta Baumel ai media. «Ricordo una specie di lampo, poi sono caduto a terra e ho capito subito che non riuscivo a muovere le gambe.

C’era un gran caos, molto sangue, non era una bella scena. Il primo pensiero è stato: “m**rda, la mia vita è finita”. Ma sono stati solo due secondi. Poi ho provato a muovere il piede sinistro, anche se non la gamba, senza sapere che era rotta anche quella. Il primo impulso è stato chiamare mia moglie».

Da quel momento, Baumel ha agito come lui stesso ha descritto «un buon copilota», facendo tutto ciò che sentiva necessario. Incredibilmente, la calma ha prevalso nel pieno del caos.

«L’ho chiamata e le ho detto: “Ho avuto un incidente molto grave, per favore organizza tutto. Sono a Reims, poi penserò io al resto”.

E poi, proprio come un buon copilota, ho messo insieme i miei documenti, i soldi, il telefono, tutto in una tasca, proteggendo ogni cosa.

Quando succede qualcosa di così terribile, devi pensare in fretta e affrontare la situazione con la mentalità giusta. In quel momento ho trovato uno scopo nella mia vita. Sono stati dieci, dodici minuti… ovviamente non sai se vivrai altri cinque minuti, ma se sì, sai che la tua vita sarà completamente diversa.

Non puoi tornare indietro, devi affrontare ciò che hai davanti».

Baumel è stato trasportato all’ospedale di Reims, dove è stato posto in coma indotto prima di subire un intervento chirurgico di otto ore.

Ben presto è apparso chiaro che, vista la gravità delle ferite alla gamba destra, bisognava prendere una decisione importante.

«Entrambe le gambe erano un disastro, mancava il 20% della pelle, una situazione terribile» racconta Baumel.

«Quando mi sono svegliato, abbiamo dovuto decidere. I medici mi hanno detto che forse potevano salvarmi la gamba destra, ma ci sarebbero voluti circa dieci anni e non erano nemmeno sicuri che sarei riuscito a camminare di nuovo.

In dieci anni avevo solo il 5% di possibilità di camminare. Così ho detto ai dottori: “Volete che resti in ospedale dieci anni e neanche sapete se potrò camminare? Tra dieci anni potrei essere morto comunque!”.

L’altra opzione era l’amputazione. Ho deciso subito per l’amputazione, perché mi dissero che in un anno o due sarei potuto tornare a camminare.

Ho pensato: “almeno così guadagnerò due anni e non avrò più dolore”, quindi è stata una decisione facile».

Sei mesi dopo il terribile incidente, con la gamba destra ormai amputata, Baumel ha lasciato l’ospedale di Reims per iniziare la riabilitazione. Oggi utilizza una protesi sopra il ginocchio e, incredibilmente, è riuscito a tornare a molte delle attività che faceva prima.

«Posso camminare, posso andare in bicicletta, posso guidare la mia auto grazie a un pedale speciale che sostituisce l’acceleratore» spiega Baumel.

«Insomma, tutto è tornato quasi normale, e non dopo dieci anni. Se non avessi scelto l’amputazione, sarei ancora in ospedale. Per me, mentalmente, quell’opzione era impensabile».

Da come parla, è chiaro che Baumel è un vero agonista. Non ha intenzione di ritirarsi, non mentre è ancora al massimo delle sue capacità.

Al contrario, ha fissato subito un unico obiettivo.

«La prima cosa che ho detto al medico è che volevo essere pronto per la prossima Dakar, quindi in undici mesi» racconta Baumel. «Tutti mi dicevano che era impossibile, troppo ottimistico.

Ovviamente li spingevo a darmi fiducia, e passo dopo passo vedevamo che, settimana dopo settimana, forse poteva davvero essere possibile. Così ho continuato a spingere, sempre di più, per arrivare al test in Marocco a ottobre.

Ho lasciato il centro di riabilitazione l’11 luglio e, poco dopo, sapevo che Guillaume [de Mévius] e Sven [Quandt] stavano pianificando un piccolo test a fine luglio a Château-Lastours, nel sud della Francia. Sono riuscito ad andare lì.

All’inizio doveva essere solo una visita, per salutare tutti, Guillaume, e magari sedermi in macchina, niente di più. Ma poi ho detto a mia moglie: “Ah cavolo, se ci vado devo entrare in macchina e vedere se ci riesco!”.

Entrare in un’auto da rally non è facile nemmeno nelle migliori condizioni, ma ero lì con il mio protesista e lui mi ha detto di avere una soluzione. Ha montato sulla protesi, all’altezza del ginocchio, un sistema di sgancio rapido che mi permette di togliere una parte della gamba. Così posso salire e scendere dall’auto su una sola gamba.

Poi ho messo il casco e, alla fine, abbiamo percorso 90 km con Guillaume. Mi sono sentito come se l’incidente non fosse mai avvenuto, come il giorno prima. Ed è stato lì che ho iniziato davvero a pensare di tornare alle competizioni».

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